Una zona del volto di estrema importanza dal punto di vista estetico, in grado di modificare il look di una persona e conferire carattere ad un volto. Le sopracciglia sono al centro delle attenzioni, per queste ragioni, delle donne ed ultimamente anche degli uomini, che tendono a sistemarle al meglio con interventi di varia natura.
Si parla di approcci più o meno invasivi, come nel caso del microblading che tende a durare diversi mesi; ci sono poi tantissimi prodotti cosmetici sul mercato che offrono soluzioni ma anche controindicazioni, spesso di carattere scientifico.
Tra i prodotti più utilizzati per la semplicità (può essere applicato anche a casa, in totale autonomia) c’è l’hennè. Quali sono pregi e difetti di questa sostanza?
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Cose l’hennè
L’hennè è un colorante naturale che viene estratto dalla medesima pianta ed utilizzato per soluzioni e trattamenti di bellezza. Tra i secondi vanno ricordati i tatuaggi temporanei, molto gettonati in quanto non richiedono l’utilizzo di aghi per l’applicazione come nel caso dei tatuaggi ordinari. In tal modo sembrerebbero escludere problematiche igieniche associate appunto a questa pratica e agli ambienti scarsamente sterili utilizzati.
Quali sono i vantaggi dell’hennè
Secondo esperti ed addetti ai lavori, l’hennè per sopracciglia può assicurare notevoli vantaggi. Tra questi vanno ricordati:
- la capacità di essere ipoallergenico:
- l’assicurare un effetto molto naturale, almeno se si ha una buona base di partenza e si intende conferire una maggiore definizione alle sopracciglia;
- il garantire una buona durata, che può arrivare alle 5 settimane contro le 3 assicurate da una tintura tradizionale.
I pigmenti utilizzati nell’hennè
Il problema è che i pigmenti utilizzati sarebbero veicolo di sostanze in grado di dare vita a reazioni cutanee di non poco conto. Come dimostra uno studio dell’Università di Perugia, che è stato pubblicato sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health. Il report andrebbe in sostanza ad attestare che l’aggiunta di una sostanza chimica, la PDD, delegata a scurire il colore, è in grado di provocare dermatiti da contatto, specie in età pediatrica.
Hennè e PDD, sostanza vietata
A provocare la dermatite da contatto, ovvero quella risultante dall’incontro con la pelle, sarebbe la para-fenilendiammina (PPD), una sostanza che viene aggiunta al puro henné con il preciso intento di rendere la colorazione più scura e duratura.
Il PDD infatti, non solo sensibilizza la pelle, ma è anche in grado di lasciare tracce di ipopigmenatzione, ovvero il fenomeno opposto all’iperpigmentazione consistente nella perdita di tonalità del colore della pelle con il trascorrere del tempo. Un problema che può peraltro riacutizzarsi o ricomparire nel caso di successive esposizioni alla sostanza.
Va ricordato che la PPD è tra i più importanti reagenti da contatto, ma è stata vietata dalla legislazione europea per uso cosmetico, con l’eccezione dell’impiego in tinture per capelli, all’interno delle quali può essere contenuta in quantitativi modesti, con una concentrazione massima del 6%.
Rischi e reazione dei tatuaggi all’hennè
Da sottolineare poi che in molte persone esiste una predisposizione innata alle allergie, disturbo che può manifestarsi con reazioni anche importanti, sotto forma di rossori, gonfiori, dermatiti irritative di lieve entità, molto fastidiose. Nel 50% dei casi i tatuaggi all’henné possono provocare prurito, eritemi, vescicole e bolle, orticarie o addirittura linfoadenopatie, cioè l’ingrossamento dei linfonodi.